Maschera di Ferro

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La Leggenda

Fra il 1668 e il 1768 un misterioso personaggio chiamato Maschera di Ferro è rinchiuso nella "Tour d'en bas" del castello di Pinerolo, ove dimora a lungo: è poi trasferito alla fortezza d'Exilles e quindi alle isole di Santa Margherita presso Cannes, donde con la maschera di velluto che ha dato origine alla leggenda della Maschera di Ferro, è condotto alla Bastiglia, dove muore. Di questo personaggio si sono occupati molti storici e studiosi, fra cui Voltaire, ma senza giungere a conclusioni positive: le ipotesi finora formulate sono 48. Tra i vari personaggi ipotizzati si trovano un duca, un ufficiale, un figlio adulterino, un fratello gemello di Luigi XIV, un sovrintendente, un malato di cancro al volto, un cavaliere, un luogotenente, un oscuro spione, un abate, un monaco giacobino, e molti altri.


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Cenni storici


Il signor di Junca, "luogotenente del Re" alla Bastiglia, era un uomo preciso e coscenzioso. Egli teneva un grosso registro sul quale annotava, giorno per giorno, gli avvenimenti della prigione. Il 19 novembre 1703, con una marcata calligrafia da gendarme ed una ortografia tutta personale, scriveva: In questo stesso giorno, lunedi' 19 novembre 1703, il prigioniero sconosciuto, sempre mascherato con un drappo di velluto nero, che il governatore aveva condotto venendo dalle isole Santa Margherita e che egli custodiva da lungo tempo,, il quale si era sentito un po' indisposto ieri uscendo dalla messa, è morto oggi sulle dieci di sera, senza aver avuto una grave malattia e quasi improvvisamente. Giraut, nostro cappellano, lo aveva confessato ieri. sorpreso cosi' all'improvviso dalla morte, egli non ha potuto ricevere i sacramenti e soltanto alcuni istanti prima di morire è stato confortato dal nostro cappellano, e questo prigioniero sconosciuto detenuto da cosi' lungo tempo è stato seppellito martedi' alle quattro del pomeriggio, 20 novembre, nel cimitero di San Paolo, nostra parrocchia; sul registro mortuario gli è stato dato un nome altrettanto sconosciuto di quelli di Rosages, maggiore, e Reil, chirurgo, che hanno firmato il registro. Ho saputo in seguito che lo avevano chiamato sul registro"di Marchiel" e che furono pagate 40 lire di sepoltura.


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(Qui a lato lo stemma della maschera di ferro)

Le indicazioni fornite dal di Junca erano abbastanza precise, come in generale tutte quelle che egli ci ha lasciate. Solamente l'ostinato cacografo aveva storpiato il nome dell'estinto. Ecco il testo dell'atto di morte di cui non rimane che un fac-simile, poiche' il registro di San Paolo è stato bruciato dalla Comune:L'individuo di cui veniva constatato il decesso, era giunto alla Bastiglia nel 1698 ed in quell'occasione di Junca aveva annotato " Giovedi' 18 settembre alle tre del pomeriggio, il signor Saint-Mars, governatore delle isole Santa Margherita ed Onorato, è arrivato al castello della Bastiglia, di cui è stato nominato governatore, recando seco nella sua lettiga un prigioniero di vecchia data che egli gia' custodiva a Pinerolo, e che fece tenere sempre mascherato, e del quale il nome non si dice, e non appena disceso dalla lettiga, lo ha fatto rinchiudere nella prima camera della torre della Basinière, in attesa della notte. Alle nove di sera io stesso, insieme con di Rosarges, uno dei sergenti al seguito del governatore, l'ho condotto nella terza camera della torre della Bertaudière, che avevo fatto apprestare di tutto qualche giorno prima del suo arrivo per ordine di Saint-Mars. Il prigioniero sara' servito e curato da Rosarges e fornito di alimenti dallo stesso governatore.


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(Qui a lato la sfilata della maschera di ferro nel centro storico di pinerolo)


Il prigioniero sconosciuto, al quale fu attribuita piu' tardi una origine regale, non aveva affatto l'aspetto di un gran personaggio. Di Junca non ebbe personalmente alcuna relazione con la Maschera, e se azzardo' alcune domande, ebbe per tutta risposta qualche storiella stravagante. Le brevi note del suo registro rivelano solamente la meraviglia di un uomo prudente di fronte ad un mistero. La custodia era affidata al personale che Saint-Mars aveva condotto dalla Provenza, carcerieri di qualita', che il loro superiore definiva dei veri "culs de plomb", attaccati al servizio come i catenacci alle porte. Dopo un breve soggiorno alla torre Bertaudière, il prigioniero fu trasferito in un alloggio speciale e separato del castello, annesso probabilmente all'abitazione del governatore. Nessuno incontro' mai la Maschera nei cortili o nella cappella; egli visse, ne abbiamo la prova, isolato e sconosciuto agli altri prigionieri. Le poche indiscrezioni che trapelarono dovettero essere opera di medici, chirurghi e farmacisti chiamati presso il recluso e che videro sempre il loro cliente con la maschera nera. Ma questo non era un fatto senza precedenti per dei prigionieri sui quali si voleva mantenere il piu' assoluto segreto, se non ci fossero stati i ricordi della Bastiglia, non avremmo mai conosciuta la impareggiabile storia dell'Uomo dalla Maschera di Ferro. Ma quando, nel 1698, il prigioniero arrivo' a Parigi, lasciava dietro di se' tutta una epopea in gestazione. A Pinerolo, all'isola di santa Margherita, un complesso di circostanze, aveva fatto di lui un personaggio quasi mitico.Dall'epoca del suo arrivo, lo sconosciuto era stato costantemente custodito con delle precauziomìni senza precedenti. Saint-Mars in persona gli serviva i pasti e non permetteva ad alcun essere umano di avvicinarlo. Un giorno il ministro della Guerra, Monsignor di Louvois, era arrivato in incognito a Pinerolo, al solo scopo di parlare con il recluso, e subito dopo era stato cambiato repentinamente tutto il personale della cittadella. A Santa Margherita, lo sconosciuto abitava una cella che guardava sul mare da uno spiraglio, dal quale s'udivano uscire la notte dei canti armoniosi, che si mutavano tosto in strazianti gridi di dolore. Il prigioniero aveva tentato di comunicare con l'esterno gettando verso le barche che passavano un piatto d'argento sul quale egli aveva scritto servendosi di un coltello, e un'altra volta, servendosi di una camicia finissima, coperta di caratteri tracciati con il suo sangue.

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(Qui a lato il carcere della bastiglia)

Questi oggetti erano stati riportati al governatore,il quale era sembrato estremamente preoccupato, ed aveva disposto un'inchiesta per accertare se coloro che li avevano trovati sapevano leggere. E malgrado la loro ignoranza i disgraziati fecero una brutta fine. Si parlava al tempo del grande rispetto tributato al prigioniero, di biancheria magnifica, di pizzi, di abiti sontuosi comperati per lui. In tutta la provenza nessuno dubitava ch'egli fosse un personaggio illustre: il duca di Beaufort, dicevano gli uni, il figlio di Cromwell, assicuravano gli altri. Queste leggende contenevano qualche verita', si trattava di fatti veri ma male interpretati,alterati o confusi fra loro, ma rintracciabili in documenti autentici. Voltaire fu, si puo' dire, l'Omero del prigioniero anonimo, il vero creatore della Maschera di ferro. Senza di lui la vicenda, nonostante i suoi elementi drammatici, sarebbe rimasta una semplice novella. Voltaire raccolse la storia, la rivesti' alla sua maniera, la rese molto interessante, e la inseri' nel bel mezzo della sua opera:Il secolo di Luigi XIV. L'immenso successo della leggenda volterriana è dovuto a due elementi: la condizione di fratello di Luigi XIV attribuita al prigioniero e la maschera metallica che egli sarebbe stato condannato a portare eternamente.Voltaire aveva dedicato molta cura alla preparazione del "Secolo di Luigi XIV che egli considerava la sua opera capitale. Raccolse un gran numero di aneddoti piu' o meno veritieri e di leggende, fra le quali quella degli amori adulteri della Regina Anna Maria d'Austria.La gran bellezza della moglie di Luigi XIII, la sua civetteria, la frigidita' notoria del marito, la stravaganze pubbliche di Buckingham, e successivamente la nascita,ritenuta quasi miracolosa, di Luigi XIV dopo ventitre anni di infecondita', contribuirono ad eccitare le immaginazioni. Voltaire doveva avere la testa piena degli innumerevoli pettegolezzi sulle leggerezze della Regina Anna e sulle loro conseguenze, cosi' da trovare logico ed evidente il nesso fra questi fatti, ritenuti certi, ed il misterioso personaggio. L'origine della maschera metallica è piu' complessa. La prima notizia di questo accessorio si trova in una lettera che Voltaire scriveva, il 30 ottobre 1738, all'abate Dubos: "sono abbastanza al corrente dell'avventura dell'uomo dalla maschera di ferro morto nella Bastiglia. Ho parlato con persone che l'hanno servito". A prima vista il problema sembra risolto: Voltaire fu rinchiuso nella Bastiglia nel 1717 e nel 1726; è dunque in queste occasioni che egli conobbe i servitori del suo eroe ed intese parlare d'una maschera di metallo? Ma .....ci sono dei ma. Nel 1717 il maggiore Rosarges ed il secondino Antonio Ru, che avevano avuto in custodia il prigioniero misterioso, erano morti, l'uno dal 1707, l'altro dal 1713. Saint-Mars era pure morto nel 1708, e sostituito da Bernaville. Voltaire non pote' dunque parlare alla Bastiglia con dei veri testimoni oculari.


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Infatti, quando, piu' tardi, dopo la pubblicazione del Secolo di Luigi XIV, Voltaire dovette spiegarsi, non coto' alcuna persona di servizio, ma solamente il governatore, Bernaville, ed il chirurgo Marsalan, genero di Fresquier, medico della Bastiglia all'epoca del prigioniero sconosciuto. Fresquier doveva aver visto il suo ammalato con la maschera di velluto, ma egli non aveva alcun motivo per parlarne a suo genero, ed appare altrettanto improbabile che Bernaville, uomo di poche parole e tutto compreso della sua funzione, abbia rivelato il segreto a Voltaire, givane, allora,e pressoche' sconosciuto. La storiella non s'inquadra nella tradizione della Bastiglia. Padre Griffet, cappellano della prigione, che raccolse diligentemente i ricordi del personale, non intese mai parlare d'altro che di una maschera di stoffa. In generale la tradizione non inventa di sana pianta e v'è, per ogni ambiente, un senso della verosimiglianza locale che frena gli scarti della eccessiva immaginazione. Non si sarebbe mai potuto far credere alla gente della Bastiglia che qualcuno la' dentro avesse portato la strana museruola descritta da Voltaire. Sarei pertanto incline a ritenere che Voltaire abbia introdotto la maschera nel racconto di sua personale iniziativa, seguendo, probabilmente, le orme di opere piu' o meno fantasiose intorno al misterioso prigioniero, pubblicate fra il 1738 ed il 1751, anno in cui appare a Berlino, sotto lo pseudonimo di "Signore di Francheville", il Secolo di Luigi XIV. A questo punto è bene citare testualmente il passaggio famoso di Voltaire:
"Alcuni anni dopo la morte di Mazzarino, avvenne un fatto che non ha esempio e, cio' che non è meno strano, tutti gli storici l'hanno ignorato. Si mando' nel piu' stretto segreto al castello dell'isola Santa Maria, nel mare di Provenza, un prigioniero sconosciuto, di una statura al di sopra dell'ordinario, giovane e dalla persona bellissima e nobilissima. Durante il viaggio, questo prigioniero portava una maschera con il sottogola munito di molle d'acciaio, che gli lasciavano la liberta' di mangiare senza toglierla. V'era ordine di ucciderlo, se si fosse scoperto. Rimase nell'isola sino a che un ufficiale di fiducia, chiamato Saint-Mars, governatore di pinerolo, essendo stato nominato governatore della Bastiglia, ando' a prenderlo all'isola Santa Margherita e lo condusse alla bastiglia, sempre mascherato. Il marchese di Louvois ando' a visitarlo in quell'isola prima del trasferimento, e gli parlo' stando in piedi, con una deferenza che aveva del rispetto.


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(Qui a lato maschera per prigionieri)

Per comprendere l'impressione che produssero queste righe, bisogna riportarsi alla meta' del XVIII secolo. Voltaire era all'apogeo di una gloria che nessun scrittore ha avuto in seguito: in corrispondenza con la maggior parte dei sovrani, riconosciuto come rappresentante, non solo dello spirito francese, ma dello spirito d'un secolo innovatore. Egli andava promettendo da circa un ventennio di innalzare a Luigi XIV un monumento che era atteso con impazienza, tenuta abilmente e costantemente desta dallo stesso autore. Ora, era proprio in un tal libro, consacrato per classico sin dal primo apparire, che si leggeva questo racconto singolare, che sembrava schiudere prospettive sconosciute del periodo piu' splendido della storia di Francia. Il volpone, d'altronde, ne diceva quel tanto ch'era necessario per stuzzicare la curiosita' del pubblico e non precisava niente. Michelet ha definito con molta finezza Voltaire"un gigante del diornalismo": e qui ci troviamo appunto di fronte ad un enorme e meraviglioso "canard". Ma se lo storiografo del Re doveva usare molta prudenza negli scritti, non si dimostrava senza dubbio altrettanto discreto nella conversazione. Voltaire aveva la sua idea fissa circa la personalita' della Maschera: un figlio clandestino d'Anna d'Austria, nato prima di Luigi XIV....L'impressione fu prodigiosa. Mistero, amore colpevole, fronda del potere, melodramma, e tutto questo in una maschera di ferro: quale intingolo prelibato per il pubblico! Voltaire non esagerava certamente, quando diceva, alcuni anni dopo, che la sua piccola storia aveva sbalordito "il secolo presente". Tutta la letteratura ne disserto' o ne sproloquio': le opinioni si divisero. Gli uni negarono in blocco; altri ammisero ogni cosa; qualche persona di buon senso cerco' una spiegazione ragionevole. Gli spiriti forti, con a capo La Beaumelle, da principio sembrarono avere buon gioco. Nonostante le sue arie di saperla lunga, Voltaire non aveva che una nozione assai vaga dei fatti. Egli fa risalire l'arresto alla morte di Mazzarino(1661); ignora che il prigioniero era passato anzitutto per Pinerolo ed anche, cosa piu' strana, che Saint-Mars era stato governatore di Santa Margherita. Ma Voltaire, che teneva alla sua grande scoperta storica, si difese con abilita' ed irruenza dalle critiche, addusse nuovi particolari, cito' dei testimoni, almenoper provare che il prigioniero mascherato era realmente esistito.


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(Qui a lato Re Luigi XIV detto Re Sole)

Gli ipercritici perdettero terreno a poco a poco e s'eclissarono del tutto allorche' nel 1761 padre Griffet, fra i documenti autentici della Bastiglia, pubblico' l'atto di morte dello sventurato. Nel corso della discussione parve balenare all'improvviso la luce della verita', quando Voltaire produsse la testimonianza di Chamillart, il quale, ministro al tempo del prigioniero, aveva dichiarato al duca di La Force, suo genero, che la Maschera"era un uomo il quale conosceva tutti i segreti di Fouquet". Ma Voltaire spense d'un colpo questo raggio importuno: la qualifica non poteva evidentemente convenire ad un eroe come lo voleva il signor di Voltaire. Ed egli tagliava corto, sulla questione, con una logica sorprendente: "si pensi che non è sparito in quel periodo alcun uomo di considerazione. E' dunque chiaro che si trattava di una persona di piu' alta importanza". Questo sottile ragionamento faceva bella mostra di se' nel Dizionario filosofico che recava per sottotitolo: La ragione secondo l'alfabeto. Voltaire aveva dunque causa vinta quanto al fatto in se stesso, ma s'ingannava di grosso pensando che le persone bene informate prendessero sul serio le sue supposizioni. Come potevano credere i cortigiani, ai quali pure non sfuggivano i particolari della vita pubblica, spinta sino all'indecenza, delle principesse reali, che una regina di Francia avesse potuto dare alla luce un bambino, in piena corte, senza che alcuno se ne fosse accorto? Bisogna dunque ascriversi alla tradizione che faceva del segreto della Maschera una prerogativa regale. E' evidente che i successori di Luigi XIV non potevano conoscere nulla d'un avvenimento cosi' mediocre. Per quanto riguarda Luigi XVI, l'unica testimonianza invocata, quella della signora Campan, è formale: egli non sapeva niente. Il mistero è dunque totale e di non facile interpretazione.


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(Qui a lato Voltaire)

Voltaire aveva proposto una sciarada che ognuno voleva decifrare. Le soluzioni si moltiplicarono. Le candidature principali furono quelle del Duca di Beaufort, di Monmouth e di Vermandois. La prima non aveva a suo favore che la popolarita' romanzesca del "Re delle piazze" e la sua scomparsa misteriosa, all'assedio di Candia, durante un combattimento. Il suo corpo non si era piu' trovato, ma i turchi, contro i quali combatteva, avevano l'abitudine di decapitare i cadaveri dei nemici abbattuti, cio' che ne rendeva difficile l'identificazione. Non si vedeva, d'altronde, perche' mai Luigi XIV si sarebbe presa tanta pena per sbarazzarsi di un uomo che lo serviva fedelmente. Il duca di Monmouth non fu maggiormente apprezzato. Gli storici poterono trionfalmente obbiettare che il "bastardo" di CarloII era stato decapitato a Londra, dove tutti lo conoscevano, alla presenza di alcune migliaia di persone. Vermandois, come Monmouth, aveva il privilegio d'essere figlio di Re, ed in piu' quello d'essere francese e nato dalla affascinante La Vallière. Era scomparso giovanissimo e tutto contribuiva a fare di lui un personaggio da leggenda. Il padre Griffet, cappellano della Bastiglia e storico di vero merito, meditava un altro argomento. Il nome di "Marchialy", attribuito nell'atto di decesso allo sconosciuto, sarebbe stato l'anagramma di "hic amiral"(qui l'ammiraglio). Vermandois era stato insignito, effettivamente, di questo titolo marinaresco fin da quando aveva due anni. Sembra che il dotto gesuita annettesse a questa presunzione un valore sufficiente poiche' la inseri' nel suo poderoso trattato: Le differenti qualita' di prove che servono a stabilire la verita' nella Storia. Dobbiamo ascrivere il fatto al normale effetto di turbamento mentale prodotto dalla Maschera, oppure Griffet, nella sua veste di pubblico funzionario, si proponeva di fuorviare i lettori da spiegazioni piu' compromettenti per la famiglia reale? La storia a queso punto, sembra non averci potuto aiutare a risolvere il problema dell'identita' del misterioso personaggio celato dietro la famosa maschera.


(Ricostruzione storica effettuata sui testi di Maurice Duvivier in "La Maschera di Ferro"(1669-1703)